giovedì 22 gennaio 2009

Bookcrossing

Noto l'ingegnosa mi stupisce ogni giorno di più.
Ieri sera siamo stati a teatro, a vedere Beckett (e già questo la dice lunga sulla cultura del luogo) e, mentre aspettavamo di poter entrare abbiamo avvistato una bella libreria colorata addossata ad una parete del foyer.
Non era piena però qualche titolo interessante sembrava ci fosse. Ne ho preso in mano uno e sulla copertina, a fare bella mostra di sè, c'era un'etichetta con un libro che saluta... C. ha alzato il sopracciglio guardandomi perplesso, io stavo già sorridendo. L'ho guardato e gli ho detto "ma è bookcrossing!!! Sai, quelli che liberano i libri per strada aspettando che qualcun altro li trovi, li legga e a sua volta li liberi?"
Beh, questo era l'inizio di questa straordinaria avventura che, ad oggi, ha liberato più di cinque milioni di libri. Ormai esiste un sito internet (www.bookcrossing.com), occorre essere registrati, esistono luoghi deputati alla liberazione dei libri... bene, mai più avrei pensato che a Noto ne esistesse uno. Per trovarli a Milano bisognava far parte del giro un po' "off", di quella Milano finta alternativa che si nasconde per farsi vedere... e invece qui sono nel bel mezzo del teatro, a disposizione di tutti! Che meraviglia... così, già che c'ero, ho modificato il mio profilo sul sito e ho segnalato il mio cambio di residenza... e così adesso, a Noto, ci sono ben tre bookcrosser registrati. Se non fosse che non lavoro più nella moda direi... Adoro!

lunedì 19 gennaio 2009

Sul finire dell'inverno...

Fuori da una delle mie finestre c'è un mandorlo. Questo è lo spettacolo che ammiro ogni mattina aprendo le persiane. I boccioli stanno crescendo a vista d'occhio. La pioggia della scorsa settimana li ha fatti gonfiare, il sole della domenica li ha fatti inverdire.
Si dice che alla fioritura dei mandorli l'inverno sia finito.
Sarà, a me sembra che l'inverno qui non sia mai arrivato. Comunque aspetto anch'io questo spettacolo, le piante vestite da sposa. Curiosa di vedere gli abiti e questa nuova primavera.

domenica 18 gennaio 2009

Orticello mio...


Dopo una settimana di maltempo ce l'abbiamo fatta, siamo riusciti a mettere a dimora le pianticelle del nostro futuro orto. Cavoli, broccoli, spinaci, finocchi, sedano, cipolle rosse di Tropea, indivia riccia e lattuga romana. Una ventina di piantine per tipo.
Premetto che io sono una completa neofita di questo tipo di attività, a parte qualche vago ricordo d'infanzia. C. è un campagnolo provetto ma dieci anni di vita a Milano gli hanno fatto dimenticare quasi tutto. E così, complice qualche veloce lettura, ci siamo improvvisai contadini.
Abbiamo passato la motozappa, e dico abbiamo perché l'ho fatto anch'io... certe vibrazioni alle braccia... sarebbe meglio se si potesse fare con le gambe, ottima per la cellulite!!! Poi abbiamo sparso il concime, un olezzo.... tutto biologico, quindi niente più che letame... Infine, quando ormai eravamo distrutti dalla stanchezza, ci siamo presi cura di quella quattro foglioline che uscivano dal polistirolo. Le abbiamo trattare con amore, dedicando a ciascuna una parola gentile. Abbiamo cercato di fare delle file dritte, di mantenere la distanza corretta, di immaginare quanto potranno diventare grandi. Abbiamo lavorato tanto ma siamo certi che la nostra verdura, fra qualche tempo, ci ripagherà completamente!
Ci piace fare l'orto ed improvvisarci agricoltori... ovviamente nulla a che vedere con la coltivazione dell'ulivo, in cui ormai siamo maestri! Il motivo principale, però, che ci ha spinto a riposarci la domenica mattina con la schiena piegata verso terra è che qui a Noto è quasi impossibile trovare verdura biologica... tutta quella prodotta viene inviata al Nord.... e così quale soluzione migliore che autoprodursela? Sono certa che quei vegetali saranno i più buoni del mondo, non fosse altro che perché sono nostri!

giovedì 15 gennaio 2009

Tempesta di sabbia

Due mattine fa, mentre cercavo di convincere le mie porta a farsi sverniciare con le buone (cosa che non è poi accaduta), Salvatore ha bussato alla porta di casa. Ho aperto e questo è lo spettacolo che ho trovato fuori (e giuro che non ho usato filtri):
Se fossero arrivati i 4 cavalieri dell'Apocalisse credo che li avrei invitati dentro per un tè.
Allora sono uscita di casa con la macchina fotografica e ho immortalato il cielo giallo. Poi, visto che le scale di casa sono ripide e mi serviva un pennello ne ho approfittato per fare un salto nella rimessa degli attrezzi. Una folata di vento ha fatto sbattere il cancelletto del giardino che si è incastrato. In quello stesso istante hanno iniziato a scendere delle gocce di pioggia grandi come limoni. E io ero in mezzo al giardino, con un pennello, le chiavi di casa e una macchina fotografica in mano. Mi sono sentita un po' sfigata. E' durata poco... ho preso una vecchia sedia di legno marcio, l'ho avvicinata al cancello del giardino, ci sono salita sopra, ho pregato tutti i santi perché non si spaccasse e faticosamente ho scavalcato...
Quando finalmente sono riuscita ad entrare in casa ha squillato il cellulare. Era il mio fidanzato: "AmOre, hai visto che roba fuori?" Ed io tra me e me pensavo... c'ero sotto il diluvio... "AmOre, è la sabbia del deserto, il vento la solleva e ne riempie le nuvole e quando piove non è solo acqua, è anche sabbia rossa del deserto".
Già, avevo dimenticato per qualche secondo che siamo praticamente in Africa. Più a Sud di Tunisi. Che fortuna... ora ho il pianerottolo e le scale tutte ricoperte di sabbia rossa del deserto... aspetterò di spazzarla via insieme ai calcinacci dei miei lavori in corso.

domenica 11 gennaio 2009

Lavori al via!

Sono seduta sul letto. Come sempre. Da oggi, però, sono obbligata a farlo, non mi resta null'altro su cui appoggiarmi.
La casa è ufficialmente "aperta per lavori".
Questa mattina ci siamo armati di stucco, spatole, carta vetrata e tanto olio di gomito ed abbiamo inaugurato il cantiere! Calcinacci e polvere sono i nostri nuovi coinquilini. Finalmente!

sabato 10 gennaio 2009

N 36° E 015°

Queste sono le mie nuove coordinate gps, o almeno una parte di esse. Così si arriva diretti diretti alla porta di casa. Già, dove sono? A 163 mt sul livello del mare, nella campagna siciliana, a qualche chilometro dalla città di Noto, provincia di Siracusa.
Più a Sud di Tunisi. E' una così bella frase. Qui è un vanto, in molti quando descrivono queste terre non perdono occasione per farlo notare. In fondo fa così esotico.
La città di Noto è meravigliosa, un'esplosione di tufo rosso con cui sono stati costruiti un'infinità di palazzi Barocchi, per soddisfare i desideri di una nobiltà che l'ha fortemente voluta e ricostruita. Correva l'anno 1693 e un violento terremoto rase al suolo quella che ora si chiama Noto Antica, posizionata sulla cima del Monte Alveria. Non fu solo danneggiata, fu letteralmente spazzata via. Gli abitanti non si persero d'animo: "non abbiamo più una città... e allora ricostruiamola!" (e se poteste sentirlo detto in dialetto acquisterebbe un significato molto maggiore). Immediatamente furono chiamati i più importanti architetti e ingegneri dell'epoca (siamo sempre in Sicilia, le cose si fanno in grande) e la città fu disegnata a tavolino e così riedificata più a valle, più vicina al mare. Si capisce bene, quindi, che una città nata dal nulla è per forza qualcosa di spettacolare, non c'è alcun tipo di ostacolo. Qui facciamo una via grande, qui c'è una bella prospettiva e si può costruire la Cattedrale, qui dove ci sono le salite facciamo i quartieri popolari, che si fa fatica a fare le scale!
Noto è di conseguenza un tripudio di capitelli, volute, statue, scalinate e chi più ne ha più ne metta. Si può proprio dire che non è stata fatta al risparmio. Non stupisce quindi che faccia parte del Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco.
Mi piace camminare per le sue vie, perdermi negli anfratti nascosti, alzare lo sguardo ad un cielo che non solo sembra più grande ma è costellato di cupole e campanili. Mi piace passeggiare al tramonto davanti alla Cattedrale, quando la pietra si incontra col sole e diventa infuocata, quando la gente si siede sulla scalinata ad assaporare quel momento magico, quando la città si ferma e si gode la sua bellezza. Quando si può essere fieri delle pietre che si calpestano.

venerdì 9 gennaio 2009

Macchaffari

Scrivo dalla mia nuova casa, o meglio da ciò che diventerà la mia nuova casa. Mi aggiro fra le macerie di vite precedenti, vecchi e nuovi mobili, scatoloni e vernici. Ogni tanto, però, salta fuori qualcosa di interessante.
Come l'idea di questo blog. Per dare voce ai miei pensieri e alle mie impressioni su questa nuova vita così a Sud, dove l'inverno sembra già primavera e dove fa più caldo all'esterno delle case per mancanza di riscaldamento all'interno. Perché anche se non mi sono trasferita dall'altra parte del globo e non è un posto così esotico, a me sembra davvero di vivere in un altro paese, in un'altra nazione, a partire proprio dalla difficoltà di comprensione linguistica.
Cos'è il ruggito degli Iblei? In realtà io non ho fatto altro che cambiare una lettera ad un'espressione molto usata da un amico: il muggito degli Iblei. Sì, gli abitanti della zona, più volte al giorno o anche più volte nell'arco di una stessa conversazione, si profondono in un suono che trascritto sembra una cosa tipo "mmmmmmmmmmmm" e immediatamente a seguire "mmacchaffari". Ecco, il mmmmmm di cui sopra è stato definito il muggito degli Iblei. E il "mmacchaffari" è intraducibile, viene usato specialmente per descrivere lo stato d'animo del parlante verso un qualunque individuo che viva a Milano (che qui identifica tutto il Nord).
Provando a scrivere un dialogo tipo identifichiamo con S il Siciliano e con N il nordico (scusate se non tutte le espressioni siciliane sono trascritte in dialetto corretto):
S: "come va?"
N: "bene" (strascicando la E - anche se in realtà sta pensando che avrebbe dovuto rispondere "buono" ma se l'è dimenticato)
S: "di dove sei?"
N: "di Milano" (o di qualunque altro posto nel Nord, tanto è uguale)
S: "mmmmmmmmmmacchaffari a Milano, c'è 'a nebbia, 'u friddu..."
In realtà il macchaffari è uno stile di vita, c'è chi ci costruisce una carriera, sono ancora qui da troppo poco per poterlo spiegare chiaramente ma mi riprometto di tornarci.
E il titolo del blog? Facile. Io non muggisco, io ruggisco. Chiedetelo a C.